Lettere da Adwa

Novembre 2018

È passato più di un mese dal nostro arrivo in terra etiope e ci sembra il momento di mettere nero su bianco fatti e pensieri che ci hanno accompagnato fino a qui.

Al nostro arrivo l’Etiopia ci ha accolto con l’inizio della stagione secca che durerà fino alla fine di maggio. Il clima è caldo e soffia un vento secco, la vegetazione sugli altipiani è verdeggiante e il tef, un cereale tipico della regione, deve ancora essere raccolto. La strada che prendiamo uscendo dall’aeroporto di Axum per andare alla missione delle suore Salesiane di Adwa non è molto affollata e intravediamo pecore, mucche, qualche cammello, poche auto e tanti bajaji, i taxi apecar. La missione si trova in cima ad una collina dalla quale si ha un’ottima visuale sulle montagne e sugli altipiani circostanti che creano forme particolarissime. La prima visita della missione ci colpisce per la sua grandezza – conviene girare con una piccola auto elettrica! – e per la quantità di persone che vi gravitano: circa 1500 studenti dal nido alle superiori e 200 lavoratori. Ci sono inoltre un grande ostello per gli ospiti – oltre ai volontari di lunga data c’è un grande turnover di ospiti e volontari per missioni brevi  – la residenza delle suore e delle ragazze accolte dalla comunità, la scuola tecnica tenuta dai padri salesiani e ovviamente l’ospedale.

Nonostante la sensazione di essere isolati la città inizia appena fuori dalla missione Kidane Mehret. Adwa si è molto ampliata negli ultimi anni anche grazie alla presenza della scuola delle suore, eccellenza nella regione per la qualità dell’insegnamento e delle strutture. Girando a piedi o con la macchina si vedono molti scheletri di case in costruzione che vengono completate poco per volta, quando ci sono i fondi e i materiali disponibili. Stanno spuntando nell’ultimo periodo tante filiali di banche sulla cui utilità ci sono voci discordanti. Per le piccole spese ci sono dei minimarket e non mancano baretti in cui è possibile prendere un caffè – rigorosamente riempito fino all’orlo del bicchiere, come segno di generosità nei confronti dell’ospite – o una birra. C’è anche un albergo “di lusso” in cui andare a mangiare ottimi piatti tipici nelle nostre rare uscite serali.

Il mercato si trova in un grande spiazzo con diversi edifici utilizzati tutti i giorni per vendere cibo, animali, elettronica, paccottiglia varia, vestiti e tessuti; ma è di sabato che il terreno si popola di piccoli banchetti ricchi di frutta, verdure e spezie portati dai contadini della zona. È interessante vedere Marco, il cuoco italiano della missione, che si destreggia trai venditori di fiducia portando a casa la spesa della settimana. Ad un primo sguardo il mercato può sembrare caotico, in realtà ognuno conosce il proprio posto, il proprio quadrato di terreno su cui appoggiare un telo di plastica e ammonticchiare la mercanzia. Molto particolare lo spaccio del miele, odoroso e zuccherino, venduto grezzo dai contadini al commerciante e comprato solitamente in secchi in cui viene mischiato con la cera delle arnie che lo conteneva.

La regione dell’Etiopia in cui ci troviamo – il Tigray – ha una storia e una cultura molto antica, di cui abbiamo avuto un assaggio visitando Axum, capitale della cristianità etiope e celebre per le sue steli, ed i santuari scavati nella roccia delle montagne di Gheralta come quello di Maryam Korkor e Daniel Korkor, luoghi di grande spiritualità e con paesaggi mozzafiato raggiungibili dopo una discreta scarpinata.

Le nostre notti sono accompagnate dai versi delle iene – simili agli ululati – e dalle preghiere intonate a gran voce dai preti copti negli altoparlanti con lingua e melodia geez. I muezzin in confronto sono dei dilettanti: i copti cantano ogni sera della settimana e dal venerdì alla domenica vanno avanti con orario quasi continuato, con particolare attenzione alle ore notturne. Se lo si fa notare alle suore ti dicono “Loro, i copti, stanno pregando anche per te” dunque si incassa e ci si fa l’abitudine.

Cosa stiamo facendo ad Adwa? Il nostro compito è quello di avviare l’attività dell’health center, una struttura con pronto soccorso, sala parto e una dozzina di posti letto che verrà aperta in un’ala del futuro ospedale. La restante parte dell’ospedale è ancora in costruzione, avrà standard “europei” e a regime sarà imponente: costruito su tre piani, potrà ospitare 200 posti letto. C’è pure l’ascensore! Scherzi a parte sono numeri che spaventano. Il primo impatto ci ha lasciato storditi dalla quantità di lavoro da fare anche perché siamo nuovi del mestiere di avviare ospedali; ovunque ti giri ci sono decisioni da prendere e soluzioni da immaginare ma poco per volta – grazie anche ad Alfonso ed Eugenio, medico e contabile che da tempo seguono il progetto dell’ospedale – ci sembra di aver trovato il bandolo della matassa ed avere un’idea delle priorità su cui concentrarci. Le nostre giornate sono piene e attualmente trascorrono tra la formazione delle future infermiere che lavoreranno con noi nell’health center e l’organizzazione dei servizi che inaugureremo all’inizio del 2019. Parallelamente seguiamo l’attività del piccolo ambulatorio dedicato a studenti e lavoratori della missione e una piccola degenza per i casi che vengono a bussare alla porta di Suor Laura, instancabile madre superiora della missione. In questo ci aiuta Suor Pauline, suora keniota che ha studiato infermieristica e ostetricia e che sarà un punto di riferimento nell’equipe dell’health center. È faticoso ma bello vedere pian piano prendere forma un progetto così utile e ambizioso, noi faremo del nostro meglio.

Nonostante siamo qui solo da un mese e poco più, ci sembra che sia trascorso molto più tempo dalla nostra partenza e la nostalgia degli amici e della famiglia si fa sentire… per cui chiamateci e scriveteci ogni tanto -abbiamo un potentissimo wifi qui in missione, quando funziona. Da parte nostra, proveremo a raccontarvi come vanno le cose qui ad Adwa; magari non saremo costanti nel farvi avere nostre notizie dettagliate, ma sappiamo che ci vorrete comunque bene!

Un abbraccio da Adwa
Pietro e Sara.

PS: tra pochi giorni faremo ben due mesi di matrimonio… e fino a qui tutto bene!